Il termine ambone viene dal greco ambon, che indica una superficie convessa, panciuta: di fatto, molti amboni presentano una convessità in corrispondenza del leggio.

 

La sua funzione è quella di essere il punto da cui viene proclamata la parola di Dio.

 

Si differenzia dal pulpito, (presente nelle chiese a partire dal XIV secolo circa), sia per l'ubicazione (il pulpito era posto più in alto e fuori del presbiterio, nella navata o addirittura all'esterno della chiesa) e nella funzione (il pulpito era destinato solo alla predicazione, che a partire dal Medioevo non era più considerata un momento organico della celebrazione liturgica, bensì un momento di istruzione del popolo).

Quella che il lettore o il diacono o il presbitero proclamano dall’ambone è Parola di Dio. Come tale va ascoltata e anche guardata. È il Mistero di Dio che si comunica al suo popolo, lo ammaestra, lo guida e lo vivifica.

 

La ricerca iconografica e artistica di Paganini per quanto riguarda il luogo della proclamazione della Sacra Scrittura, o ambone, è tutta incentrata nel mettere subito in chiaro Chi è quella Parola: è Dio stesso, è il Verbo di Dio fatto carne, è il crocifisso glorioso, è il Signore del cosmo e della storia.

È l’Amore che ci salva, è l’Alfa e l’Omega, l’inizio e la fine; è il Maestro che ha parole di vita eterna, è la Luce del mondo, cioè il suo vero significato, da cui tutto il cosmo proviene e a cui tutta la creazione tende.

 

È la Legge del Re, giudice dell’universo, è la buona novella che i Vangeli attraverso gli evangelisti ci annunciano.

 

Allora, a sbalzo o a smalto, con tutta la sensibilità che la tecnica artistica gli consente, Paganini ci aiuta a comprendere e a contemplare la luce, la bellezza e l’autorità di quella Parola ascoltando la quale ci scopriamo con verità sempre più uomini.

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