parrocchia di Gesù buon pastore

e san Matteo apostolo, milano

Iconografia

Sul fronte del paliotto le scene dell’Antico e del Nuovo Testamento si richiamano e si spiegano l’un l’altra. Sono le forme, prima della disposizione, a intessere i legami tra le scene.

 

A sinistra: 1. Caino e Abele; 2. l’offerta di Melchisedek; 3. il sacrificio di Isacco; 4. l’angelo nutre Elia nel deserto.

 

La tavola imbandita, pani, vino e le mani alzate collegano il sacrificio di Melchisedek (1) alle nozze di Cana (5). Elia (4) è seduto, come i discepoli attorno a Gesù (7).

 

Entrambi i pani alludono ad un cammino: non sono ancora il compimento, la salvezza, ma un momento di riposo e hanno a che fare con le parole (quelle che il profeta deve pronunciare a caro prezzo e quelle che Gesù ha pronunciato per la folla, vincendo la loro fame per molte ore).

 

Al centro sta il Cristo Pantocratore,

 

circondato dagli evangelisti e, negli angoli, dai segni della sua passione: scelta classica per alcuni versi, ma nei particolari cela sorprese.

 

Un cerchio, invece della mandorla, ospita il volto del Signore Gesù: è già il disegnarsi dell’ostia, il contorno del pane in cui il Figlio si consegna ai suoi e che quotidianamente sul medesimo altare si lascia spezzare.

 

L’ostia in cui è inscritto il volto di Gesù è l’unico elemento circolare di tutta la composizione: la riduzione impossibile del cerchio al quadrato non è più misteriosa della paradossale – ma reale – presenza del mistero di Dio e del mistero dell’uomo nell’unica persona del Figlio; ed è lì – nel paliotto come nella storia della salvezza – che questa riduzione impossibile viene resa possibile nel segno della croce (anch’esso alla sua prima ed unica comparsa).

 

A destra: 5. miracolo alle nozze di Cana; 6-la pesca miracolosa; 7. la moltiplicazione dei pani e dei pesci; 8. l’ultima cena con l’istituzione dell’Eucarestia.

 

Ad Abramo (3) è risparmiata la morte del figlio, a Dio Padre no: nell’ultima cena (8) Gesù annuncia ai suoi che il male sarà portato sino in fondo e non verrà alcun angelo a salvarlo dalla croce.

 

Singolare il parallelo tra il sacrificio di Abele (1) e la pesca miracolosa (6): il peccato (1) decreta la fine della fraternità; su quella barca (6) sono presenti due fratelli (Andrea e Simone) che diventeranno pescatori di uomini.

 

 In quella vocazione si fonda una nuova fraternità, perché nella Chiesa si è tutti sulla stessa barca.

 

Nell’ultima cena (8) compare un gesto di tenerezza fraterna semplice e bellissimo: c’è chi appoggia la mano sulla spalla dell’altro, come per farsi forza di fronte alla durezza delle parole del maestro.

L'altare

 

Praticamente dal giorno della fondazione della parrocchia al giorno della sua scomparsa nell’86, Ettore Paganini ha profuso nella sua chiesa parrocchiale tutte le espressioni della sua grande arte.

 

Smalti, sbalzi e vetrate, capacità progettuali e realizzative, tutto ha offerto per fare più bella e significativa la sua parrocchia.

 

 

Sarà appena necessario, vista la vicinanza, segnalare l’eco del preziosissimo paliotto dell’antico sbalorditivo altare di Volvinio in Sant'Ambrogio. Lì la vita di Gesù narrata in oro si lascia leggere dai fedeli, mentre la vita del santo vescovo, sbalzata su argento, abita il retro: alter Christus, l’evangelizzatore sa confrontarsi senza confondersi con il suo Maestro.

 

Grazie a uno dei successori di Ambrogio – Ariberto di Intimiano – giunsero nella nostra città opere di oreficeria di singolare bellezza; la Chiesa appariva in quel medioevo come uno scrigno prezioso e il dono di Dio come un tesoro da esplorare e conoscere per una vita intera.

 

Certo, per Milano molto è cambiato dai quei tempi: 1963-’64, siamo nel bel mezzo del Concilio Vaticano II e la Chiesa ha dovuto imparare che la sua ricchezza non può più esibirsi senza temere di apparire beffarda alla fatica di vivere dei più.

 

Così gli smalti di Paganini hanno deposto ogni sfarzo: senza rinunciare alla bellezza e allo stupore per i materiali luminosi che seducono lo sguardo, preferiscono accumulare la loro ricchezza nella grazia del racconto  che si sviluppa qui sui dodici lati del paliotto a pianta stellata.

Qui nello schema sottostante vediamo i particolari del progetto realizzato.

 

Anche qui il santo, san Matteo, abita il lato nascosto dell’altare.

Le sue scelte tematiche sono classiche, come classico seppur moderno è lo stile: non si concede elaborazioni ardite del linguaggio, non ammicca ad alcuna rivoluzione espressiva, sceglie deliberatamente di farsi leggere e capire invece di  voler apparire incomprensibile, astratto e concettuoso. Ettore è un credente, non un illusionista.

Ed è avendo scelto di narrare storie consuete che egli onora la nostra quotidianità, perché c’è molto da dire, proprio a proposito di quelle cose su cui molto si è già detto.

 

   

Lato posteriore dell'altare

 

Lato destro

 

Lato sinistro

Vetrata sulla parete di ingresso.
Simboli eucaristici. Realizzata in occasione del Congresso Eucaristico
1983

La prima sua grande opera, (del ‘61, quindi all’avvio dei lavori di costruzione della chiesa), è la Via Crucis a sbalzo su rame patinato.

 

Qui il tono sommesso della patinatura del metallo invita alla meditazione del mistero della morte di Cristo, nella contemplazione delle 14 formelle dove è protagonista assoluta la Croce.

 

Tetramorfo degli Evangelisti (Particolare dell'altare della Cappella del Crocifisso)

ALTRE Opere nELLA PARROCCHIA DI

Gesù buon pastore

e san matteo apostolo, milano

 

Assieme all’altare Paganini realizza nel ‘63 il grande tabernacolo, che originalmente era una grande cassa dorata a vista, sistemata sopra l’altare e con due porticine: quella lato popolo è la porticina attuale,

 

quella lato celebrante è oggi (fin dal 1999) il pannello che orna l’ambone da cui viene proclamata la parola di Dio.

 

Sempre di quegli anni è la realizzazione dello straordinario Fonte battesimale, Modernissimo e prezioso come un gioiello sfaccettato.

Struttura in marmo rosso di Verona; diametro vasca 70 cm, altezza 110.

 

 Coperchio con 8 formelle triangolari di rame sbalzato, smaltato e dorato legate con cordoli di ottone e croce tridimensionale sommitale in metallo con pietre dure. L’iconografia tocca tutti i simboli cristiani legati al battesimo. Il fonte, originalmente posto sul fondo della chiesa venne collocato, negli anni ‘70, in uno spazio dedicato con balaustra semicircolare sul piano del presbiterio.

 

Con la ristrutturazione dello spazio presbiteriale nel ‘99 è stato nuovamente spostato addossandolo alla parete di destra, fuori dal presbiterio, su un piano rialzato in marmo bianco con balaustra semicircolare aperta al popolo, dandogli così una più appropriata posizione celebrativa e definizione rispetto alla liturgia eucaristica.

 

 

 

Cappella del crocifisso

 

Nella prima metà degli anni ‘70 viene realizzata la Cappella del Crocifisso dietro al presbiterio e, per i nuovi curvilinei spazi liturgici ideati dall’architetto Terzaghi, Paganini realizza il tabernacolo-pisside/ostensorio a forma di melograno, simbolo della Chiesa come unità nella pluriformità, e una icona della Madonna col bambino.

Sul basamento dell’altare nel 1999 verrà trasferito il tetramorfo degli evangelisti che fino a quella data decorava la colonna dell’ambone.

 

Pisside melagrana e ostensorio-reliquiario a smalto champlevé

 

Un calice, un ostensorio/reliquiario, un'icona della Madonna a sbalzo e altri oggetti sono altre opere di Paganini presenti in chiesa.

Calice d'argento dorato con coppa in rame smaltato con motivi di stelle e gambo smaltato con 4 figure di santi

Coperchio del fonte battesimale. 8 spicchi in lastra di rame sbalzato e smaltato con i simboli battesimali

Icona della Madonna

© 2015 Ettore Paganini